BANDO DI CONCORSO:
“PAROLA AL DELITTO: PREMIO NOIR UNDER 30”
La Società di Mutuo Soccorso di Serpiolle, in collaborazione con il
Club gli Innamorati del Giallo di Firenze, col Patrocino del
Quartiere 5 di Firenze e della Provincia di Firenze indice il primo
concorso nazionale di narrativa “PAROLA AL DELITTO - Premio noir
under 30” (dai 16 ai 30 anni).
PRESENTAZIONE DEL BANDO DI CONCORSO:
Domenica 27 Settembre 2009 ore 18,
presso la S.M.S di Serpiolle, Via delle Masse 38, 50141, tel: 055
4555047-
SCADENZA DEL BANDO:
18 DICEMBRE 2009
1. Le opere dovranno essere inedite (non è esclusa la partecipazione
o segnalazione ad altri concorsi,
ma le opere non devono essere state mai pubblicate, neanche
on-line), in lingua italiana e avere una
lunghezza massima di 20 cartelle dattiloscritte (cartella tipo: 35
righe, per un massimo di
2000 battute).
2. Si può partecipare con un solo elaborato.
3. I racconti devono appartenere al genere giallo nell’accezione più
ampia (noir, mistery, thriller); inoltre non devono essere stati
premiati in altri concorsi.
4. I migliori 5 racconti saranno pubblicati in un’antologia curata
da un editore.
5. Ogni concorrente è responsabile di quanto contenuto nel testo
inviato.
6. Ogni concorrente autorizza la pubblicazione del proprio testo sia
in versione digitale sia in versione cartacea.
7. Per la partecipazione al concorso non è prevista alcuna quota
d’iscrizione.
8. I concorrenti devono registrarsi e inviare i loro racconti
esclusivamente in formato elettronico (.doc, rtf, txt, pdf) entro le
24 del giorno 18 dicembre 2009, presso il sito internet
http://www.serpiolle.com/IscrizioneConcorso.aspx . In fase di
registrazione saranno richiesti i dati anagrafici, un recapito
telefonico, un indirizzo e-mail.
9. La data della proclamazione dei vincitori e della relativa
premiazione sarà comunicata a tutti i partecipanti e contestualmente
l’elenco dei vincitori sarà pubblicato anche sul sito web
all’indirizzo: http://www.serpiolle.com/
10. I materiali inviati non saranno restituiti.
11.
I racconti saranno giudicati da una giuria popolare che fa
riferimento a 13 grandi lettori che invitano a loro piacere 5
lettori per gruppo ed esprimono un parere sugli elaborati arrivati e
da una giuria tecnica composta da:
Presidente: Luca Bandini, Scrittore
Federico Gianassi, Presidente del Quartiere 5- Comune di Firenze
Stefano Galardeschi, Giornalista
Maria Vittoria Giannotti, Giornalista, Scrittrice
Silvia Gigli, Giornalista
Roberto Malfatti, Architetto, Vignettista
Sandra Nistri, Giornalista
Il giudizio della giuria è insindacabile.
La giuria si riserva il diritto di assegnare degli ex-aequo.
12. Gli scrittori si assumono ogni responsabilità sui contenuti e
sull’autenticità delle opere presentate ed autorizzano gli
organizzatori al loro utilizzo per scopi promozionali, culturali e
commerciali. L’organizzazione, a proprio insindacabile giudizio, non
prenderà in considerazione materiale che contenga elementi che
violino la legge e i diritti di terzi o messaggi pubblicitari di
alcun tipo.
13. Ogni partecipante esprime, ai sensi della Legge 196/2003 (e
successive modifiche), il consenso al trattamento ed alla
comunicazione dei propri dati personali, nei limiti e per le
finalità della manifestazione.
14. La partecipazione al premio implica la completa accettazione del
presente regolamento.
15. L’esito finale del premio sarà comunicato direttamente ai
vincitori.
16. Gli autori premiati sono tenuti a presenziare alla cerimonia di
premiazione. Data e luogo verranno comunicati in seguito.
17. L’organizzazione del concorso si riserva il diritto di
pubblicare, distribuire e commercializzare le opere giudicate
meritevoli, senza alcun compenso in favore degli autori.
18. Segreteria del concorso : Giacomo Trallori, cell: 348 8121675,
e-mail: gtrallori@interfree.it.
Sauro Gabellini, e-mail: sgabe@tin.it
19. TEMA RICHIESTO: ambientato a Firenze
con il seguente inizio realizzato da Luca Bandini:
Tutte le serrande erano abbassate per metà e la stanza, invasa dal
fumo di troppe sigarette, era avvolta dalla penombra. Nell'aria,
oltre al greve odore di nicotina, aleggiava quello altrettanto
pesante e dolciastro di birra e whisky. I due uomini sedevano su
delle poltrone sgangherate, ma da come si erano sistemati parevano
stare abbastanza comodi. Tenevano gli occhi incollati al televisore,
unica fonte di luce e di suoni, e ogni tanto si concedevano una
risata o un rutto poderoso. Fuori, un sole inusuale per la metà di
maggio invitava la gente a uscire in strada, e probabilmente nei
giardini di Campo di Marte non c’era più una sola altalena libera.
Sulla Torre di Maratona sventolava l’enorme bandiera della
Fiorentina, e i primi tifosi si affrettavano verso lo Stadio per un
panino in compagnia prima di scatenarsi in cori e balli sulle
gradinate delle curve.
"I Simpson sono i migliori. Homer mi fa schiantare!" esclamò prima
di tracannare l'ultimo sorsodi Beck's quello seduto a destra della
TV, un giovinastro con l'aria da bullo di periferia con qualche
pretesa di eleganza che il completo di Armani non riusciva a
donargli. "Sembra tutto mio fratello, la stessa pancia, lo stesso
modo di ingozzarsi, la stessa aria da bamboccio. E' fantastico!"
L'altro, quello seduto a sinistra, aspirò una boccata e poi lasciò
cadere il mozzicone dritto nel portacenere che teneva ai suoi piedi.
Era un tipo magro, sui trent'anni, tutto vestito di nero, con i
capelli raccolti sulla nuca in un minuscolo chignon, e anche se
sedeva sprofondato nella poltrona riusciva ad avere un'aria quasi
regale.
"Gloria ai Simpson, allora."
Il bullo non seppe fare altro che ruttare e stappare l'ennesima
birra: "Lunga vita a Homer!" esclamò sollevando la bottiglia.
"Vacci piano, Ciccio. Sai quello che dobbiamo fare e se combini
qualche casino stavolta ti lascio steso per terra, mi sono
spiegato?"
"Quante volte ti ho detto di non chiamarmi Ciccio, eh?"
Lentamente l'uomo con lo chignon si voltò verso il bullo, e
scandendo bene le parole, gli ripetè: "Ti lascio per terra. Mi sono
spiegato bene, Ciccio?"
Di colpo il bullo mutò espressione, e abbassò lo sguardo prima e la
testa poi, come fanno i cani quando sanno di aver oltrepassato il
limite distruggendo le pantofole del padrone.
"Lo sai che reggo bene l'alcol." si limitò a dire. E tornò a fissare
lo schermo.
Erano appena le sei della sera, e dovevano arrivare all'ora di cena.
Queste erano le istruzioni, e nessuno poteva cambiarle, né per
necessità tantomeno per noia. L'uomo che pareva essere il capo,
quello con la crocchia, continuò a guardare il collega. Che povero
idiota mi sono tirato dietro, pensò.
Ma se questo passa il convento, con questo mi devo arrangiare. Poi
si alzò, si diresse verso la finestra e sbirciò dal binocolo. Nessun
movimento strano nella grande villa inquadrata al centro delle
lenti. Il vecchio giardiniere, la domestica che ogni tanto appariva
da dietro le grandi vetrate, il setter gordon che dormiva disteso
sotto il leccio. Per il resto, tutto nella norma. Persino troppo.
Era una villa molto signorile ma non appariscente. Sulle colline
circostanti ce n’erano moltissime che trasudavano lusso e vanità, ma
quella, situata ai margini di Coverciano, si integrava perfettamente
con il paesaggio trasmettendo un senso di pace e armonia, e quasi
sembrava impossibile che da lì a poco...
Il tempo scorse più lento di quello che avrebbero voluto. Ogni tanto
si alzavano a turno, controllavano la villa, e si rimettevano a
sedere. Ordinarono una pizza, una semplice margherita per il capo, e
un pestilenziale miscuglio di salame piccante, peperoni e scamorza
affumicata per il bulletto.
Stomaco di ferro e cervello di segatura, pensò l'uomo con lo chignon
guardando l’altro che si abbuffava come se non mangiasse da giorni.
Rischiava di perdere l’appetito, così distolse lo sguardo e si
diresse verso la finestra, e mentre addentava una fetta della sua
pizza margherita si mise a sbirciare dalla serranda, tralasciando
per una volta la villa e concentrandosi sul panorama. Questione di
minuti e il sole sarebbe tramontato, colorando di verde e blu le
colline che accoglievano Fiesole e Maiano. Amava la sua città e non
mancava mai di dedicare un giorno alla settimana per passeggiare in
centro o girellare nei dintorni. Sempre da solo, però, perchè lui
stava bene da solo, e lavorava pure meglio se doveva preoccuparsi
solo di se stesso. Il resto, il divertimento, la vita in ufficio,
era semplice routine, un modo per essere traghettato da un lavoro,
quello vero, all'altro. Fedele alla vecchia canzone gettò un grosso
bacio a Firenze, poi controllò l'orologio, un Casio con talmente
tante funzioni da doversi imparare a memoria il libretto di
istruzioni. Poco più di un'ora e si sarebbero dovuti mettere in
movimento. In un attimo sparì dalla sua mente ogni immagine
idilliaca, e tutto ebbe significato solo per essere correlato alla
sua missione. Si girò verso il compagno, che aveva appena finito di
annaffiare la sua pizza spacca stomaco con l'ennesima Beck's. Prima
che potesse esprimere tutta la sua soddisfazione con il millesimo
rutto, lo bloccò parlandogli con voce tagliente:
"Controlla le armi."
Il bullo allargò le braccia.
"Ehi, è tutto a posto." Tirò fuori dalla fondina ascellare la
Beretta calibro 45. "Smontata, oliata e rimontata." e la baciò sul
calcio. Poi fece scivolare via il caricatore prendendolo al volo. "E
qui ho già fatto il pieno." E soddisfatto lo reinserì con uno scatto
deciso.
L'uomo con lo chignon non mosse un solo muscolo.
"Controlla le tue armi."
"Che diavolo devo controllare? Ti ho detto che la pistola è a posto.
Il coltello mica ce l'ha il caricatore,giusto? E allora se ti dico
che la pistola va bene e il coltello scatta che è una meraviglia,
cosa vuoi da me, ancora?"
"Senti Ciccio... scusa se ti chiamo Ciccio, ma sai come sono fatto,
no? Se una cosa mi entra in testa, poi farmela uscire è un casino."
"Lo so, porca boia, lo so. In effetti girava la voce che eri strano,
ma tu te ne stai approfittando un po' troppo, cavolo! Se ti dico
che..."
Difficile parlare quando si ha la canna di una pistola in bocca.
Ciccio infatti non riuscì a proseguire, anzi, capì al volo che solo
tacendo avrebbe evitato di rompersi i denti sull'acciaio della
pistola del capo. Era stato velocissimo, roba da film di Bruce Lee,
e quasi sussurrando dette le ultime indicazioni al povero Ciccio.
"Quando avremo finito questo lavoro, io non ti voglio vedere mai
più, capito? Mai più. Se ti incontro per strada, ti ammazzo. Al
cinema, al ristorante, allo stadio, ovunque. Se ti trovo a meno di
un metro da me... tu... sei... morto." Sfilò lentamente la canna
dalla bocca di Ciccio, la pulì dalla saliva sulla bella giacca di
Armani, e alzò il dito indice inarcando le sopracciglia, come
aspettasse una conferma. E il bullo gliela dette, appena riuscì a
sciogliere il groppo che gli si era formato in gola.
"Controllo le armi e ripulisco la stanza da impronte e immondizia.
Non c'è bisogno che ti arrabbi.
Davvero."
Alle dieci in punto, chiusero la porta e si avviarono verso il
parcheggio sotterraneo.
Autore: Luca Bandini