Spaccare il bit, uno,zero,uno, la vita legata a doppio nodo a un pollice quadrato di silicio, la musica,ascoltarla, quella “vera”, i cantautori, Guccini, De Andrè, i film quelli che ti raccontano questo mondo, i libri, le storie, quelle vere, quelle degli anarchici di Sicilia, o dei fascisti a Bologna, quei libri. L’esperienze fatte, il trasparente colore del mare della Sardegna, la verde Bosnia, la bellezza e i ritmi dell’havana, aver ballato la salsa con una cubana a Cuba, con una portoricana a Miami, e scoprire che l’emozione più grande l’hai provata a ballare con una ragazza che non sa ballare nelle colline del senese, il bagno turco, le moschee di Istanbul, Sarajevo, che meraviglia. E ancora ripartire scoprire il bello vicino a casa, dentro casa, infilarsi nel tunnel della rete e trovare la meraviglia dell’elettrone, la voglia di continuare a sudare, la corsa che rende stanco ma soddisfatto, sbattere la testa contro la quotidianità. Non accettare, la mediocrità che eleva, gli "ingegneri" esperti solo del suo settore, non accettare chi non si adopera per conoscere, per osservare il mondo in cui vive, e si ferma a pochi metri. Le paure, quelle vere,concrete reali, quelle assurde portate dalla mente, con fatica, metterle tutte insieme e gettarle via, l’ incoscienza sia benedetta. Il sapore delle paste calde alle 2 del mattino, l’odore del caffè, un’ tè preso alla stazione dell’Oriente Express, un bacio. Le punture, il dolore, il male nelle sue forme, la tranquillità,il piacere, la vita. La cioccolata calda, all’ Hemingway, o a Zagabria, il cappuccino a Piccadilly Circus, o al bar vicino all’ospedale. I giusti ritmi della vita, quelli che ti danno il tempo di fermarti e dire questa è la mia vita. Le poesie, quelle banali, quelle geniali, il cucirsele addosso. Gli amici, i tre milioni in piazza contro la guerra, l’Amore, le persone conosciute, i panorami indimenticabili, la mia Serpiolle. E’ un po’ questa la mia vita.