Così abbiamo eletto a necessità l'inutilità, al fine di mandare avanti la macchina, ci siamo resi schiavi di inutili doveri, abbiamo eletto gli inventori di improduttività come massima espressione del nostro vivere, gli abbiamo eletti convinti, o persuasi dal loro potere, che quella era l'unica strada, eravamo convinti che i soldi possono produrre soldi, così ci siamo adoperati per inventarci lavori inutili, dove il trasferimento di fogli di carta era chiamato lavoro, dove la gestione dell'imateriale era chiamata produttività. Questa spirale si è inviluppata su sestessa. Uno ad uno ci ha portato via l'uragano del mercato, ci ha strappato per primo le parole, poi gli ideali e ora l'ultima rapina ci ha portato via anche i diritti. Siamo chicchi di caffè pronti per essere macinati.
Alla fine si è distratti, si vive come treni su binari ad alta velocità, distratti dal panorama, dalle sterminate pianure o dalle verdi colline, distratti, senza guardare se davanti a noi vi sarà una galleria, un viadotto o un muro dove schianatarsi. Così nella vita ci armiamo di futulità, per distrarsi, volontariamente o meno. Confondendo l'essere impegnati con l'essere distratti, guardiamo panorami sempre uguali non curanti di dove andremo a finire....
A un, a du, a un du tri quatr... M'han detto che un bonzo ("un bonzo...chi è ?") Un prete buddista ("ah!") si è bruciato ("'sto bonzo...") Si è cosparso di benzina nella piazza principale e poi ehhhhhh...... ("Che cosa è successo?") Niente! S'è dato fuoco da sè perché vuole la libertà
La libertà de brusà De brusà per pudè campà Per campà per lavurà Lavurà per pudè brusà ("Ah! ah! ah!")
M'han detto che in Fiandra ("in Fiandra...dov’ è ?") nel Belgio ("ah!") È saltata per aria 'na miniera ("de carbun!") Son finiti bruciacchiati Asfissiati, anneriti dal grisùùù- uhhhhhhhh ("che cos’è successo?") Niente! Più di sessanta terùn Son finiti all’aldilà Han finì de tribulà De tribulà per pudè campà De campà per lavurà Lavurà pe pudè ‘sfissià
Io c’ho la macchina c’ho un bel mestiere e non faccio il minatore c’ho la mutua c’ho la casa al terso piano e c’ho i servizi col bidet cosa interessa a me della mia libertà La libertà de brusà de brusà per pudè campà e campà per tribulà E tribolare per campare E tribulà per pudè campà E de campà per pudè ‘sfissià E de sfissià per pudè campà E libertà per pudè brusà
M’han detto ier sera ("ier sera ? cus’è ?") Il dottor Biraghi ("chi è ?") il caporeparto ("ah!") che son licenziato in tronco
È per via della flessione sul mercato principale e poi ehhhh- uuuuhhuuhhh ("Che cosa è successo ?") Piango! Des' m’interessa anche a me della mia libertà La libertà de brusà De brusà per pudè campà Libertà de lavurà De lavurà e dopo asfissià Lavurà per pudè campà E tribulà per pudè murì ("Ah! ah! ah!")
Non c’ho più la macchina son disoccupato la mia donna mi ha lasciato sensa mutua sensa casa non c’ho piu’ neanche il bidet
Sono qui peggio di un bonzo Non c’ho neanche la benzina per bruciaaaarrr uuuuuhhhhhhhh Des' m’interessa anche a me della mia libertà Libertà de lavurà de lavurà per pudè campà E campà per poi tribulà E tribolare per campare E campà per pudè brusà E libertà e libertà Allora libertà ... confessione No, confessione e libertà No, libertà e rivoluzione No ... sì ... rivoluzione No... rivoluzione Si' ... si’ si’ , rivoluzione Libertà di rivoluzione È libertà la rivoluzione Libertà per tribulà E libertà per la rivoluzione Libertà ... rivoluzione ... ... Piangoooo!
Appeso alle mie cose senza senso, gioco spesso,troppo spesso con i miei castelli di carta, fatti di poca concretezza ma di grande passione. Commetto molti più errori delle cose giuste che riesco a fare, sarei un folle, se qualche colpo di reni, e chi mi legge perdonerà l'espressione, che su me suona quasi come una beffa, non mi tenesse sulla carreggiata. Forse sono così occupato in un gioco mio, nella quale riesco a inserire tutto amicizia, amore, politica, lavoro... come se tutto lo faccia sottostare alle regole perverse scritte da un Master,per me, ormai un terzo di secolo fa..
Alle volte vi sono porte aperte le quali non riusciamo a valicare, altre volte ci sono porte che prendiamo a spallate perché vorremmo entrare, altre volte ancora siamo li a guardare quelle porte chiuse come un muro invalicabile. Abbiamo un percorso ben chiaro nella nostra mente e trovare un'alternativa richiede sacrifici enormi, così ci fermiamo di fronte alle barriere che la vita ci propone, senza capire, che forse,forse, cambiando strada, cambiando percorso, cambiando obbiettivo si può comunque ammirare questa città chiamata vita. Così i più forti si prendono i propri pezzetti di vita, li mettano da una parte e ripartono, altri invece guardano queste porte si girano su se stessi scrutano l'orizzonte in cerca di una strada da seguire e poi impauriti, svogliati, pigri riguardano la porta gigantesca, che sembra ancora più grande, immobile di fronte a loro.
Ci sono stagioni, periodi nella quale la testa si concede una vacanza, si pensa ad altre cose, si concerta le energie in altre esperienze, e così ci si "dimentica" di quello che succede nel mondo non si ascolta con la solita passione le tragedie della striscia di gaza, o si guarda con occhio distratto a quello che accade negli USA. Così in colpa con me stesso per la mia disattenzione mi ritrovo a scrivere queste righe per ricordarmi che forse ascoltare il mondo intorno è capire meglio la vita che ci si ritrova a vivere..