Non sempre sappiamo prendere dai giorni; dovremmo capire che ogni sassolino, ogni metro di asfalto, ogni rettangolo di cielo che ci è dato di vedere è un pezzo bellissimo, irripetibile del puzzle della vita, dovremo far tesoro della visione di un cartello stradale capovolto, come fosse lo spettacolo più divertente di questo mondo, dovremo ammirare un pezzo di orizzonte, un cielo azzurro, una nuvola bianca come quadri bellissimi e gratuiti che ci è dato di vivere,e invece cerchiamo di riempirci la vita di altro, io, primo responsabile di questo crimine, occupati dal nostro assurdo cercare altro, ci dimentichiamo di quello, di quel tanto, che la vita ci offre.
Le vele le vele le vele....
Che schioccano e frustano al vento. Che gonfia di vane sequele ...
Le vele le vele le vele.....
Così abbiamo eletto a necessità l'inutilità, al fine di mandare avanti la macchina, ci siamo resi schiavi di inutili doveri, abbiamo eletto gli inventori di improduttività come massima espressione del nostro vivere, gli abbiamo eletti convinti, o persuasi dal loro potere, che quella era l'unica strada, eravamo convinti che i soldi possono produrre soldi, così ci siamo adoperati per inventarci lavori inutili, dove il trasferimento di fogli di carta era chiamato lavoro, dove la gestione dell'imateriale era chiamata produttività. Questa spirale si è inviluppata su sestessa. Uno ad uno ci ha portato via l'uragano del mercato, ci ha strappato per primo le parole, poi gli ideali e ora l'ultima rapina ci ha portato via anche i diritti. Siamo chicchi di caffè pronti per essere macinati.
Alla fine si è distratti, si vive come treni su binari ad alta velocità, distratti dal panorama, dalle sterminate pianure o dalle verdi colline, distratti, senza guardare se davanti a noi vi sarà una galleria, un viadotto o un muro dove schianatarsi. Così nella vita ci armiamo di futulità, per distrarsi, volontariamente o meno. Confondendo l'essere impegnati con l'essere distratti, guardiamo panorami sempre uguali non curanti di dove andremo a finire....